Mantova: quanto fatto, "Possa" non essere dimenticato mai...

17.12.2025 12:00 di  Tutto Mantova   vedi letture
Mantova: quanto fatto, "Possa" non essere dimenticato mai...

Eppure ci eravamo tanto amati… deve essere stato questo il pensiero di Possanzini all’indomani dal suo esonero. Perché quella tra lui e il Mantova non è stata una semplice esperienza, ma una vera e propria avventura che ha fatto emozionare tantissimi tifosi biancorossi e che sarà destinata a rimanere, nel bene o nel male, nella storia del club. Arrivato nell’estate del 2023, quando ancora aleggiava tanta incertezza attorno alla squadra, si ritrova quasi inaspettatamente non solo a vincere ma a dominare, a tutti gli effetti, il proprio girone di Serie C, a discapito di formazioni come Padova o Vicenza, considerate ben più attrezzate dei biancorossi nostrani. A colpire maggiormente, però, non è tanto il successo in sé, quanto la boccata di aria fresca che lui, assieme a Botturi e al primo effettivo ciclo di Piccoli alla presidenza della società, ha dato a tutto l’ambiente: il Mantova non era più una semplice “succursale”, come veniva spesso etichettata dagli stessi tifosi, ma una squadra guidata da gente con idee ben chiare e che sembrava tenerci davvero alla causa.

 

Ed è così che dopo 14 lunghi anni di delusioni e contestazioni, Mantova e i mantovani ritrovano quella tanto agognata serie B e tutto grazie a quel condottiero che, con la sua filosofia calcistica ispirata a De Zerbi, ha contribuito a riportare le giuste attenzioni attorno ai virgiliani, i quali da nobili decaduti tornano finalmente a giocarsela con i grandi. Il primo anno in cadetteria è stato di rodaggio un po’ per tutti: tolti alcuni acquisti mirati ad avere più esperienza in campionato (Aramu e Mancuso su tutti) si trattava di una squadra composta da giovani al primo vero grande test. Nonostante qualche difficoltà di troppo (vedi il record negativo in trasferta con 2 vittorie, 7 pareggi e ben 10 sconfitte) il “Possa” riesce lo stesso a raggiungere la salvezza, merito anche di quell’idea di gioco, a tratti imprevedibile, e dell’esplosione di giocatori come Trimboli, Fiori, Brignani e via discorrendo, i quali a fine stagione attireranno l’attenzione di diversi club italiani ed esteri.

 

La seconda stagione doveva essere quella della consacrazione, ma qualcosa va storto: un pessimo inizio di campionato e la discontinuità di risultati fanno cadere la squadra in una profonda crisi, con gran parte dei tifosi che, da forti sostenitori del loro comandante, diventano i primi a metterlo sul banco degli imputati. Possanzini in un primo momento resiste, sopravvive allo scossone che ha fatto saltare la poltrona di Botturi e, grazie alle convincenti vittorie contro Sampdoria, Padova e Spezia, mantiene saldamente il suo posto in panchina, o almeno così pare. Già, perché il trittico rappresentato da Venezia, Reggiana e Cesena risulterà alla fine fatale per lui, soprattutto per come sono arrivate quelle sconfitte. Finisce, così, quella che sembrava una delle storie più romantiche, in un calcio che ormai di romantico ha ben poco: due entità, Possanzini e il Mantova, che dopo le passate delusioni decidono di prendersi per mano e compiere una cavalcata che sembrava impossibile, costrette ora a dirsi addio per un bene comune, ossia la salvezza. Per quanto “Possa” essere crudele questo lato del calcio, nulla però potrà mai cancellare ciò che è stato fatto in questi anni e, comunque, fino ad oggi.

Alessandro Baraldi

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