Ludwig, in un libro il racconto dell'attentato al "Melamara"

11.03.2022 09:01 di  Tutto Mantova   vedi letture

In occasione del 38° anniversario del tentato incendio alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, l’Anpi Mantovano ha deciso di organizzare la presentazione del libro di Saverio Ferrari “I nazisti di Ludwig e il rogo del cinema Eros”, tenutasi qualche giorno fa, presso la Biblioteca di Palazzo Pastore, dove si è voluta analizzare una strage dimenticata, avvenuta il 14 maggio 1983 che avvolse con le fiamme l’Eros Sexy Center di Monza. Tra le 17.45 e le 18.00, poco dopo l’inizio del secondo tempo del film in programmazione, a causa dei 25 litri di benzina versati sul pavimento e sulle tende in velluto ai limiti delle porte, il locale a luci rosse di Milano, prese fuoco nel giro di una manciata di minuti. La vicenda portò alla morte di 5 spettatori che erano presenti in sala al momento dell’incendio e di un passante, Livio Ceresoli, precipitatosi all’interno del cinema per prestare soccorso. La settimana successiva all’accaduto, l’Ansa ricevette la rivendicazione dell’attentato da parte di «Ludwig», citando dei dettagli fino ad allora sconosciuti agli investigatori, riguardanti il modus dell’incendio di Viale Monza. La sigla era già nota alle forze dell’ordine, poiché aveva già rivendicato altri omicidi precedenti. Partendo da questa particolare vicenda, Ferrari ha voluto ripercorrere la storia di questa setta, che operò per ben 7 anni, dal 1977 al 1984, protagonista di numerosi e spietati delitti. Ludwig era una setta legata ad Ordine Nuovo, di matrice rivoluzionaria, composta da elementi molto giovani e del ceto dell’alta borghesia veneta, tra cui Marco Furlan e Wolfang Abel. L’organizzazione comparse per la prima volta alla fine degli anni Ottanta, per rivendicare dei delitti commessi in passato e si presentò fin da subito con delle caratteristiche diaboliche, la prima su tutte quella di fornire agli acquirenti prove, elementi e circostanze che solo chi compie l’atto può conoscere nei minimi dettagli. A Mantova, il 4 Marzo 1984, va in scena un altro crimine, realizzato dai medesimi protagonisti: Furlan e Abel, all’epoca rispettivamente di 23 e 24 anni.

 

Questa volta il bersaglio era la discoteca “Melamara” di Castiglione delle Stiviere, considerato dai due ragazzi ambiente di perdizione e peccato, che necessitava di essere purificato. La strage per fortuna non si verificò, poiché i buttafuori si resero prontamente conto della situazione e riuscirono a far evacuare tutte le 400 persone, che in quel momento si trovavano nel locale per una festa in maschera. Questa vicenda ha particolare rilevanza perché subito dopo essere stati colti sul fatto, i due vennero arrestati e indagati e così furono portati finalmente alla luce tutti i loro precedenti delitti, non solo in Italia, ma anche all’estero. L’organizzazione operava in modo sistematico, incendiando sale da ballo, cinema, locali, al solo scopo di seminare morte e sangue; uccisero barbaramente prostitute, omosessuali, ma anche frati e preti a colpi di coltello come nelle massime bibliche, rivendicando ogni omicidio con la scritta «Ludwig», utilizzando il motto delle SS, scrivendo “ferro e fuoco sono la punizione nazista”, oppure “Morte a coloro che tradiscono il vero Dio”. Secondo le ricostruzioni, i loro omicidi erano intrisi di ferocia criminale che si sposava perfettamente con un fanatismo nazista, intrecciato ai misteri degli anni cosiddetti di piombo, senza sottovalutare la mente diabolica di due assassini che, ad atto compiuto, avevano la capacità di scomparire nel nulla. La setta fu fermata proprio mentre tentava il delitto alla discoteca "Melamara" nella città aloisiana e Furlan e Abel furono ritenuti colpevoli di soli dieci omicidi su quindici, condannati in seguito a 27 anni con sentenza definitiva, con il vizio parziale di mente come attenuante. La vicenda di "Ludwig" ed il rogo della discoteca di Castiglione delle Stiviere, potrebbero inoltre diventare un film, visto che la sceneggiatura dell’accaduto del veronese Matteo Mercanti è arrivata al secondo posto al concorso Lungometraggi della "XX Edizione del Rome Indipendent Film Festival". 

Angelo Maria Castaldo

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